Sulle origini del Teatro Comunale già Teatro Montanari si tramanda verbalmente che sia nato per volere di Clina Sacchetti in Montanari, una donna che nei primi anni del secolo scorso pensò di trasgredire il volere del marito, emigrato in Sud America, investendo in uno stabile teatrale denari che questi le inviava per acquistare dei terreni. Certamente il progetto risale ai primi del ‘900, l’inaugurazione ebbe luogo il 9 febbraio 1911. Nel 1912 il teatro è acquistato da un certo Santachiara, successivamente la proprietà passa alla Società Cooperativa l’Enologica di Rio, quindi a Lugli e Pavarotti di Carpi, ed infine a Carlo Lugli sempre di Carpi da cui lo acquista il Comune di Rio nel 1986. L’attività teatrale risulta assai intensa negli anni che precedono il primo conflitto mondiale, rallenta notevolmente durante la guerra per riprendere nel 1921 con spettacoli di illusionismo, varietà, marionette e operette ltre agli immancabili veglioni di carnevale, conferenze, …Nel 1919 il proprietario fa costruire una cabina per gli spettacoli cinematografici, che a partire dagli anni Venti si alternano regolarmente all’attività teatrale fino a soppiantarla del tutto. Nel dopoguerra il teatro continua ad essere usato come cinematografo, finchè caduto in degrado rischia seriamente, all’inizio degli anni Ottanta, di essere demolito. Dopo l’acquisto l’Amministrazione comunale provvede al recupero dell’edificio affidandone il progetto all’architetto Luciano Pantaloni. Il 31 gennaio 1993 il teatro riapre il sipario con l’esibizione dell’Orchestra Istituti Musicali A. Peri e C. Merulo e inaugura ufficialmente l’11 marzo con un concerto per flauto di Andrea Griminelli. Da quel momento il teatro svolge regolare attività, vi si alternano prosa, operetta, concerti, teatro ragazzi, …
Architettonicamente l’edificio costituisce un curioso esempio di connubio tra edilizia privata ed edilizia pubblica. Infatti all’interno dello stesso contenitore convivono con il teatro, fin dalla sua origine, tre unità abitative che il restauro ha rispettato e conservato. La facciata si presenta infatti con le caratteristiche tipiche dell’abitazione privata: al piano terreno l’ingresso al teatro coperto da un balcone sorretto da mensole con semplici decori e parapetto in ferro battuto, ai lati due vetrine (che un tempo ospitavano botteghe). Se l’esterno è anonimo la sala teatrale, a pianta ellittica, è senza dubbio uno spazio fortemente caratterizzato che nonostante le misure assai ridotte, sia in pianta che in alzato, finge attraverso determinati espedienti stilistici una dimensione assai più ampia. Esso è costituito, oltre che dalla platea, da due ordini di gallerie sostenuti da colonne poggianti su basamento e con capitelli corinzi dorati, secondo un’impostazione che richiama l’impianto classico da un lato e lo stile eclettico dell’epoca dall’altro. Sul fronte delle balconate sono stati posti dei pannelli dipinti dal pittore naif Luigi Pillitu. L’artista ha creato due nuovi ordini di segmenti allo scopo di alternare figure dipinte di gusto fiabesco d ironico allo stesso tempo, al pubblico reale; su fondo nero ha pertanto raffigurato al primo ordine il direttore d’orchestra ei musicisti, mentre il secondo ordine spetta agli attori, ai giocolieri e ai clown.