È stata approvata oggi la deliberazione del Consiglio provinciale per esprimere: «parere favorevole allo scioglimento della Società Matilde di Canossa Srl, per impossibilità di raggiungimento dell’oggetto sociale e conseguente nomina del liquidatore, come da ordine del giorno dell’Assemblea dei soci formulato dall’Amministratore Unico, autorizzando altresì chi parteciperà all’Assemblea dei Soci in rappresentanza dell’Ente a esporre tale parere».
Sempre quest’oggi, è stata presentata l’istanza di fallimento per Montefalcone Srl, società ripartita tra Provincia di Reggio (82,5 per cento) e i Comuni di Bibbiano, San Polo e Quattro Castella (che detengono il 5,83 per cento ciascuno), il cui risultato di esercizio nel 2013 è stata una perdita di 25.703 euro e il cui capitale residuo è oggi di 1.162.770,48 euro.
Per il presidente Giammaria Manghi: «Le condizioni di oggi sono condizioni che consigliano a un ente pubblico di non investire su Matilde Srl e Montefalcone Srl. Senza disconoscere il valore del bene e quelle che sono le qualità oggettive del patrimonio storico e architettonico di Montefalcone, è bene che l’azione della Provincia si concentri oggi su altri sentieri, quali ad esempio la garanzia occupazionale dei dipendenti e la riorganizzazione dei servizi che resteranno in capo all’ente, quali tutela ambientale, dissesto idrogeologico, infrastrutture ed edilizia scolastica, priorità assolute, indicate sin dall’avvio del mandato».
Il futuro delle Società
Dopo il voto favorevole del Consiglio, il prossimo appuntamento è previsto per venerdì 19 dicembre, quando l’Assemblea dei Soci provvederà a deliberare lo scioglimento di Matilde srl, tramite la messa in liquidazione della Società da parte dei Soci. Si conclude così, in un contesto radicalmente mutato rispetto a quando l’avventura dell’allora Matilde SpA prese forma, la vicenda della società nata di concerto con le istituzioni della zona matildica, per salvare un pezzo fondamentale dell’architettura provinciale dal degrado e dal crollo. Oggi, il convento di Montefalcone è ripristinato e, seppure non ancora utilizzabile, potrà essere oggetto di nuovi investimenti da parte di privati o soggetti decisi a non disperdere un patrimonio così prezioso.
Per il Consigliere alle Infrastrutture Andrea Tagliavini e sindaco di Quattro Castella: «Quella che abbiamo di fronte è una scelta obbligata, frutto dell’attuale situazione economica e della impossibilità di destinare ulteriori risorse a progetti di valorizzazione del patrimonio storico. Sarà compito degli enti trovare forme di collaborazione, attraverso protocolli o altre attività non onerose, al fine di valorizzare il territorio matildico, i suoi beni storici e le attività economiche connesse».
«Mi dispiace molto per la sorte di Montefalcone. Ma oggi, la spending review e i bilanci della finanza locale -conclude il presidente Manghi- non consentono agli enti pubblici, siano essi la Provincia o i Comuni, di focalizzare le proprie esigue risorse su investimenti che necessitano dei capitali ingenti. Non esprimo un giudizio su operazioni che hanno comunque consentito il recupero e un primo tentativo di rilancio di un patrimonio storico di antico rilievo, tuttavia escludo che la Provincia possa farsi oggicarico di obiettivi che oggi appaiono essere più alla portata di soggetti terzi rispetto al pubblico. Il territorio, con le sue strade e le sue scuole, e le persone, compresi i dipendenti pubblici, ci chiedono delle risposte e il nostro impegno deve massimamente essere focalizzato su queste priorità».
La Matilde SpA e le ricapitalizzazioni volte al recupero di Montefalcone
La Società Matilde di Canossa SpA, costituita nel 1994 da 11 Comuni fondatori (Canossa, Casina, Carpineti, Castellarano, San Polo d’Enza, Quattro Castella, Palanzano, Toano, Vezzano sul Crostolo, Vetto, Neviano degli Arduini), vide l’ingresso della Provincia nel maggio 1996. La società fu ricapitalizzata nel 1999, per recuperare il complesso monumentale di Montefalcone, convento eretto nel 1200 da Guido II di Canossa e, secondo la tradizione donato a San Francesco d’Assisi nel 1217, e dunque considerato uno dei primi insediamenti francescani d’Emilia.
La Provincia finanziò tale prima ricapitalizzazione, arrivando ad acquisire il 60,7 per cento del capitale sociale (pari a 1.037.607,84 euro) e, successivamente, aderendo a una seconda operazione di aumento di capitale nel maggio 2004, volta a sostenere un ulteriore intervento di recupero del complesso. Dopo tale intervento, l’ente raggiunse così un capitale sottoscritto pari a 1.537.302,96 euro, equivalente al 60,33 per cento della Società.
All’atto della scissione del luglio 2013, il capitale sociale di Matilde SpA ammontava a 2.548.158,48 euro; gli altri azionisti di rilievo erano il Comune di San Polo d’Enza con il 18 per cento delle quote, il Comune di Quattro Castella con l’8,32 per cento e il Comune di Bibbiano con il 4,27 per cento, mentre le restanti partecipazioni sociali erano detenute, in misura limitata, da 48 soci tra pubblici e privati.
La società Matilde di Canossa, prima della scissione societaria, ha consentito, attraverso specifici accordi con la Provincia, la demolizione dell’ex porcilaia di Canossa: un intervento, realizzato nel settembre del 2013, che fu finanziato da fondi regionali e reso possibile dal fatto che la Società acquisì la proprietà dell’immobile ex porcilaia. La Società Matilde, inoltre, ha avuto un ruolo significativo nell’accoglienza e nella promozione turistica dei luoghi canossani.
Nel luglio del 2013, è stata approvata dal Consiglio provinciale (delibera 67 in data 25 luglio 2013), la scissione tra le due Società Montefalcone s.r.l. (ramo immobiliare) e Matilde di Canossa s.r.l. (ramo legato alla promozione territoriale).
Il convento di Montefalcone
Nell’aprile 2006, Matilde di Canossa SpA ha acquistato l’intero fabbricato e l’area circostante di Montefalcone. Dunque, la Provincia non ha mai direttamente sostenuto costi per l’acquisto del Convento, mentre si è impegnata nella ricapitalizzazione, in due distinte fasi, dell’allora Matilde di Canossa S.p.A., che ha sostenuto poi gli oneri relativi all’acquisto dell’immobile e alla sua messa in sicurezza.
In sostanza, l’acquisto dell’immobile di Montefalcone -che vanta un’area di oltre 5.000 mq e 90.000 mq di area circostante, oggi di proprietà interamente pubblica grazie alla recente scissione societaria- ha impegnato risorse per circa 6,5 milioni di euro, equivalenti a 1.300 euro al mq di superficie netta edificata: un valore del tutto adeguato per un immobile definitivamente salvato da uno stato di degrado in cui versava all’atto dell’avvio dell’iniziativa di recupero.