Il superamento positivo di un compito contribuisce a far sperimentare alla persona una condizione di benessere e le fornisce indicazioni utili per la costruzione della propria identità sociale e professionale (Kessler, Price, Wortman,1985).
Il termine dispersione significa per un adolescente essere escluso da qualsiasi contesto formativo, non appartenere più a nulla, fermarsi.
La Provincia, invece, sostiene il valore della “possibilità”, della “progettualità”, dell’opportunità vissuti e costruiti all’interno di un contesto formativo.
Tratto dal documento “Disagio, Insuccesso, Dispersione Scolastica e Formativa. Un contributo allo studio delle problematiche connesse al disagio, all’insuccesso e alla dispersione scolastico-formativa. Le proposte operative di chi lavora sul campo” redatto a Ottobre 2007, a cura del Gruppo di Lavoro Area Welfare Locale della Provincia di Reggio Emilia – paragrafo 1.3.
Dispersione scolastica e formativa
“Il termine dispersione si afferma in modo particolare dalla prima metà degli anni ottanta, sostituendo quelli di ‘mortalità scolastica’ e ‘selezione’… . Affrontare l’analisi della dispersione significa confrontarsi con una eterogeneità di manifestazioni che hanno a che vedere con fenomeni di evasione dall’obbligo, proscioglimento senza conseguimento del titolo, abbandono delle superiori, bocciature, insuccessi ripetuti, frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età regolare in seguito a ripetenze e trasferimenti, basso rendimento e qualità scadente degli esiti.” (da “La dispersione scolastica e formativa come problema” di N. De Luigi e P. Zurla)
“La dispersione scolastica rappresenta, dunque, un fenomeno complesso, multiforme e meritevole di non poche distinzioni, determinato da cause molteplici che, sinteticamente, potrebbero essere così definite:
- cause “oggettive” quali le responsabilità istituzionali ed organizzative della scuola in generale e di ogni singolo istituto, quelle dei docenti direttamente responsabili della formazione, le variabili socio-economiche e culturali;
- cause “soggettive” quali le variabili individuali e personali di ogni soggetto potenziale drop-out: percezione negativa delle proprie possibilità di successo scolastico, accumulo di irregolarità nel percorso di studi, ripetersi di insuccessi parziali nel corso dell’anno, sfiducia da parte delle famiglie, condizionamenti di origine culturale ed economica.” (da “I percorsi difficili” a cura di Guido Sarchielli e Salvatore Zappalà).