“Donne immigrate al lavoro, tra autonomia e integrazione” è il titolo del convegno svoltosi nel pomeriggio di lunedì 19 novembre 2007 presso l’Aula Magna dell’Università “Pietro Manodori” in viale Allegri 15 a Reggio Emilia. L’iniziativa – promossa dall’Assessora Provinciale alle Pari Opportunità Loredana Dolci e dalle Consigliere di Parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, in collaborazione con il Comune di Reggio – è stata l’occasione per raffrontare i dati locali con un’analisi sull’immigrazione a livello nazionale, a partire dal volume curato dalla ricercatrice e sociologa reggiana Catia Iori “Protagoniste silenziose, il volto e il vissuto delle donne immigrate a Reggio Emilia” (Carocci editore). Il volume prende le mosse da un’indagine condotta attraverso oltre 200 interviste e numerosi focus group a donne di tutte le etnie e di tutte le età che vivono e lavorano nella nostra provincia. Si tratta di donne che sfuggono allo sfruttamento e alla povertà e arrivano sole e disorientate, incapaci di riallacciare i fili della propria esperienza. Questo libro dà voce a chi non ne ha, con l’obiettivo di informare e far conoscere per spezzare la sindrome dell’assedio che minaccia una vera integrazione. A conferma di quanto la condizione femminile delle immigrate sia tra le più deboli le parole di Gianmarco Marzocchini, direttore della Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla, che ha sottolineato alcuni dati. Nel 2006 il Centro di Ascolto Caritas ha incontrato 722 migranti, il 54% delle quali ha un’età dai 45 anni in su, in maggioranza sono russe, ucraine, moldave, polacche. Nel 28% dei casi si tratta di disoccupate, il 2% non ha fissa dimora, il 60% è costretta ad affittare posti letto e soprattutto il 60% non ha il permesso di soggiorno. E ancora: il 61% si è rivolta alla Caritas per chiedere la mensa, essendo in condizioni di estrema povertà e chi è ricorsa al microcredito l’ha fatto per arrivare a fine mese. “I problemi più grandi – ha detto – riguardano l’ottenimento del permesso di soggiorno e l’apprendimento della lingua italiana”.
Fin qui le indagini e le statistiche alle quali la politica reggiana risponde reclamando una nuova governance, come ha fatto l’assessore alla Sicurezza e Coesione sociale del Comune di Reggio Emilia Franco Corradini: “Le risposte devono farsi più articolate – ha affermato – perchè non basta accogliere, bisogna anche orientare, formare, fornire pari opportunità, anche per evitare scontri futuri, ma soprattutto bisogna che il Pubblico agisca in rete con le forze economiche, anch’esse chiamate a dare il loro contributo per una società più coesa e solidale”. Della stessa opinione l’assessore provinciale alla Solidarietà Marcello Stecco che ha preannunciato a breve “un incontro tra Provincia, associazioni imprenditoriali e sindacati su questi temi, perchè non si possono promuovere obiettivi senza farsi carico dei problemi concreti; chi utilizza le braccia dei migranti deve farsi carico dei loro problemi”. Il convegno ha visto anche le testimonianze di alcune donne immigrate tra cui Nadia Ammoumi (Marocco), Rahel Kay (Ghana), Inayete Myratay (Albania) e Darjania Ketevan (Georgia), oltre alla presenza e al contributo della Prof.ssa Marcella Corsi, docente di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma.
Fin qui le indagini e le statistiche alle quali la politica reggiana risponde reclamando una nuova governance, come ha fatto l’assessore alla Sicurezza e Coesione sociale del Comune di Reggio Emilia Franco Corradini: “Le risposte devono farsi più articolate – ha affermato – perchè non basta accogliere, bisogna anche orientare, formare, fornire pari opportunità, anche per evitare scontri futuri, ma soprattutto bisogna che il Pubblico agisca in rete con le forze economiche, anch’esse chiamate a dare il loro contributo per una società più coesa e solidale”. Della stessa opinione l’assessore provinciale alla Solidarietà Marcello Stecco che ha preannunciato a breve “un incontro tra Provincia, associazioni imprenditoriali e sindacati su questi temi, perchè non si possono promuovere obiettivi senza farsi carico dei problemi concreti; chi utilizza le braccia dei migranti deve farsi carico dei loro problemi”. Il convegno ha visto anche le testimonianze di alcune donne immigrate tra cui Nadia Ammoumi (Marocco), Rahel Kay (Ghana), Inayete Myratay (Albania) e Darjania Ketevan (Georgia), oltre alla presenza e al contributo della Prof.ssa Marcella Corsi, docente di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma.